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Quel mondo al contrario che si dimentica dei pilastri dell’umanità

Violenza, povertà, senso di smarrimento. Nelle ore di vigilia di questo Natale ci ritroviamo fragili, inquieti, divisi.

Violenza, povertà, senso di smarrimento. Nelle ore di vigilia di questo Natale ci ritroviamo fragili, inquieti, divisi. Molti, soli. Sarà per questo, più che in passato, che le nostre città, diventate sempre più buie a causa della crisi energetica, ma anche i borghi, fino ai caseggiati isolati risplendono di cascate generose di luci - cinesi naturalmente e dunque a basso costo - che mostrano artificialmente la magia del Natale. Nel profondo, tuttavia, c’è l’espressione del desiderio di ciascuno di una rinascita possibile.

Eppure Trump ha vinto e fa scuola. Al di qua dell’oceano, tanti paladini della lotta all’illegalità, nel solco da lui tracciato, diventano spavaldi e conquistano terreno. Non è il caso di Orban, il leader ungherese, che su quella strada ha orientato da tempo la sua democrazia illiberale, né del Presidente Putin, forte di una politica che non ammette il dissenso, addirittura arrivato a portare truppe nord coreane oltre la barriera dei monti Urali, ma impregna i grandi paesi fondatori dell’Europa, Francia e Germania in testa. In questo freddo inverno soffia il vento forte delle destre estreme, mentre a ridosso della Porta di Brandeburgo, prossima a rinnovare la sua cancelleria, già sventolano le bandiere con la croce uncinata. Colpisce, al riguardo, a vantaggio del partito neonazista tedesco Afd, il via libera già dato attraverso i social proprio da Elon Musk. Una fuga in avanti, dovuta all’inesperienza politica, o altro? Il tycoon americano per la verità si era già prodotto in Italia a proposito dei poteri dei giudici e del governo sul tema dei centri per i migranti in Albania e lo ha fatto di nuovo, ancora via social, esprimendo la sua solidarietà al vice-premier Salvini, sotto processo sullo stesso tema, prima dell’assoluzione decisa dal tribunale di Palermo. Più che inesperienza politica, allora, il senso di un nuovo costume nelle relazioni internazionali, oltre le indebite interferenza, legittimati dalla mito della forza che sta declinando il potere nell’uso ed abuso dei social media, in assenza di adeguate reazioni? La difesa della sovranità evocata di continuo in politica, come la difesa dei confini, passa soprattutto dalla chiarezza delle repliche. A prescindere dai se dai ma e a prescindere dall’amicizia. Un valore che non ha bisogno di essere motivato, ma checsi fonda sul rispetto.

Tornando ai paladini nella scia «trumpiana», meritano rilievo naturalmente Erdogan e Netanayahu, benché su fronti opposti. Il Presidente turco, ansioso di sedersi al tavolo di un eventuale negoziato per la fine della guerra in Ucraina, tavolo tuttora incerto anche nella sua composizione, resta il primo artefice dell’arrivo dei miliziani islamisti caucasici in Siria. Stiamo assistendo a prove tecniche di politica della la moderazione da parte di chi per radice geografica, storia e visione religiosa proviene da percorsi di fondamentalismo. I miliziani che hanno rovesciato Bashar al Assad con una velocità facile e inattesa sono ceceni, uzbeki, afgani, iracheni, anche ucraini, hanno conosciuto e interpretato la violenza. Non parlano del califfato dell’Is di appena qualche anno fa, riportando storie ascoltate da altri. Le hanno vissute.

D’altra parte, quanto sta accadendo a Gaza e poi in Libano e dunque in Siria da da 444 giorni, nel progetto di Netanyahu che ha dimenticato la politica per perseguire il suo sogno armato di un grande Israle, poteva lasciar immaginare che quel campo si sarebbe affollato di nuovi nemici. Oltre al prezzo del sangue innocente altissimo, anche il proprio, pensando agli ostaggi del 7 ottobre, le incognite potrebbero aumentare per Israele, benché questa guerra sia sgradita al mondo arabo sunnita moderato e agli sciiti perfino dell’Iran. È allora il ritorno della politica, che sa mediare e cercare le sponde, l’auspicio di questo Natale. La rinascita sarà possibile, se lo sguardo si spingerà oltre i problemi che pesano sulla vita di ogni giorno, pensando anche alle vite degli altri. Nel mondo, nostro paese, nella nostra regione, nella provincia, nel quartiere, tra le mura domestiche. Cosa possiamo fare? Semplicemente, provare ad essere titolari del nostro tempo. Auguri!

Pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno del 23 dicembre 2024

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